L’agricoltura eroica di Baraggia, ecco i suoi pionieri.

    Ripercorriamo le vicende della gente di Baraggia e della sua risicoltura unica al mondo. Una DOP, la prima del riso in Italia, che vanta cultivar storiche come l’Arborio. Un riso Made in Baraggia nato da madre americana.

    Gli abitanti della Baraggia di inizio ‘900 sono considerati veri e propri pionieri. Gente che con impegno e coraggio riuscì nell’impresa di trasformare una zona improduttiva in un territorio di eccellenza unico in Italia, dove oggi si coltiva l’unico riso DOP, il Riso di Baraggia Biellese e Vercellese.

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    Anni '50. Animali al pascolo nella Baraggia di Masserano.

    Quella intrapresa in Baraggia fu un’agricoltura eroica, in un territorio di antiche origini, dove la presenza di altipiani e terrazzamenti naturali impediva l’approvvigionamento idrico, soprattutto nelle zone a monte dei corsi d’acqua. La composizione dei terreni, per lo più duri, asfittici e argillosi, e un paesaggio composto principalmente da vaste praterie alternate a brughiere rendevano questa terra difficile da coltivare. L’arretratezza dell’agricoltura e la povertà diffusa accesero l’ingegno della gente di Baraggia: nell’arco del ‘900 alcuni agricoltori si dedicarono a lavori di ricerca e selezione in campo agronomico con risultati che furono fondamentali per lo sviluppo dell’intera risicoltura italiana. A partire dalla fine del 1800 vennero selezionate in campo alcune varietà di riso storiche, come il Ranghino del 1887, da Vitale Ranghino a OIdenico, e la varietà Greppi (1906) da Guglielmo Greppi di Casanova Elvo. Dopo il 1925, con la scoperta della fecondazione incrociata del riso da parte del professor Sampietro della Stazione Sperimentale di Vercelli, i risicoltori di Baraggia iniziarono a incrociare i semi di diverse cultivar per ottenere nuovi risi. La produttività e la resistenza in campo erano le caratteristiche più ricercate, soprattutto in una terra dalle condizioni difficile e dal clima piuttosto rigido, ma non trascurarono l’appetibilità delle nuove varietà. L’evoluzione dei gusti dei consumatori dalle classiche minestre popolari a preparazioni più asciutte, come il risotto, portò i costitutori a selezionare chicchi più grandi e consistenti.

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    Giovanni Roncarolo, uno dei più grandi creatori di varietà di riso della Baraggia, ma anche fervido poeta nel poemetto "Il canto del grano". Stampato il 28 aprile del 1956, fu dedicato al figlio Italico affinché si appassionasse "con tanta dedizione all'amore della terra a continuazione dell'opera paterna".

    Proprio in Baraggia nacque il riso Arborio, selezionato da Domenico Marchetti nell’omonimo paese nel 1946. L’incrocio avvenne tra due genitori di importanza storica: il Vialone, che aveva già dato origine nel 1937 al Vialone Nano, e Lady Wright, una varietà di origine americana, importata negli anni Venti, che fu cruciale per la nascita dei risi italiani da risotto. Ancora oggi l’Arborio vanta il chicco più grande tra tutti i risi italiani da risotto e fa parte delle cultivar selezionate dalla DOP Riso di Baraggia Biellese e Vercellese. Il territorio di Baraggia, grazie alla DOP, garantisce la coltivazione della cultivar originale.

    Nel 1964 nacque Rosa Marchetti, un riso dal chicco più piccolo e cristallino, perfetto per le minestre della tradizione, battezzato dal Marchetti in onore dell’amata moglie Rosa. Tra i risicoltori storici della Baraggia ricordiamo anche Silvio Baldi di Salussola con il Rosso Gorei (1922), Giuseppe Barbero di Oldenico con il Barbero (1929), Francesco Battezzato di Greggio con il Battezzato (1935), Pietro Corbetta di Rovasenda con il Precoce Corbetta (1954) e Giovanni Roncarolo di S. Giacomo Vercellese. Tra le diverse varietà di risi storici selezionati tra il 1924 e il 1948 ricordiamo in particolare il Vercelli Gigante Inallettabile, selezionato nel 1936 alle Cascine San Giacomo, predecessore dell’attuale presidio Slow Food Gigante Vercelli.

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    A destra, nel 1954, Arturo Cesano con il campionissimo Fausto Coppi durante un incontro al Vigorelli di Milano.

    Insomma, la storia della risicoltura in Baraggia si fonda sulla sua gente, che ha reso grande questa terra con una dedizione speciale. Arturo Cesano di Buronzo arrivò addirittura a inventare nel 1951 la corsa ciclistica del riso: eccolo in una foto insieme a Fausto Coppi nel 1954.  Cesano può essere considerato il personaggio di Baraggia che anticipò di mezzo secolo la visione politica di valorizzazione dei prodotti agricoli del territorio, puntando sulla qualità del riso di Baraggia. Fu sempre lui a lanciare lo slogan “Preferite i risi della Baraggia Biellese e Vercellese che sono i migliori del mondo”, divenendo precursore di un sogno che si sarebbe realizzato solo nel nuovo millennio: la nascita della DOP Riso di Baraggia Biellese e Vercellese, dal 2007 l’unica DOP del riso in Italia e la prima in Europa.

    riso dop

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